"Unification of Italy and social cohesion do not mean centralization and bureaucracy," said the head of state to Santena Napolitano Sunday, June 6 (Torino), on the occasion of the bicentenary of the birth Count Camillo Benso di Cavour, il principale artefice di quell'Unità d'Italia di cui molti oggi si chiedono persino se sia il caso o meno di celebrarne il 150° anniversario, e quasi rispondendo a quanti tale domanda sembrano porsi con maggiore insistenza e, a volte, neppure troppo celati secondi fini politici.
Il fatto che non tutti sentano la necessità di festeggiare l'evento, a dire il vero, non stupisce più di tanto, in un Paese che non riesce a trovare una ricorrenza nazionale in cui realmente riconoscersi per intero, che continua ad avere un 25 aprile "di sinistra", un 4 novembre "di destra" e le idee più coloritamente confuse su quale possa essere la "Patria", o comunque la comunità umana, di cui sentirsi davvero parte integrante senza riserve, con il cuore e con la mente.
L'Unità d'Italia, così come fu conseguita nel 1861, presenta tuttavia caratteri particolari: si trattò della proclamazione, da parte del Parlamento di Torino nel marzo 1861, del Regno d'Italia per cambio di denominazione di quello di Sardegna, in seguito alle annessioni, tramite plebisciti, delle terre del Mezzogiorno conquistate soprattutto dall'azione di Garibaldi, le quali, andando ad aggiungersi a quelle precedentemente acquisite di Lombardia, Toscana, Emilia -Romagna ecc., portavano finalmente il dominio sabaudo ad estendersi dall'estremo nord all'estremo sud di quella realtà geografica ed umana da sempre riconosciuta appunto come Italia, regardless of its political unity never really implemented.
was still incomplete, however, an Italy, Rome and missing large portions of the north-east, and thus in place, always regarded (certainly not wrong) as a starting point and not the end, ended up being obscured, in the collective and official celebrations, other events such as the taking of Rome of 1870 and the final victory over Austria in 1918, most recognized, depending on the school of thought, as the true final acts of the process and the Risorgimento crowns the dream of national unity. Especially in the Republican era, then, what looked like almost the only military triumph of a royal house, then stamped, at least from the predominant "vulgate," as co-responsible than twenty years of fascist dictatorship and eventually drowned in shame 8 September 1943, must have seemed even more small and partial, compared to the achievement of the Republic as an authentic seal the building of modern and democratic. Unification of Italy was proclaimed in 1861 that people remembered and then again every fifty years, with the great celebrations of 1911 and 1961, but little more.
Yet, it is the unification of Italy, however created, the indispensable condition not only so that we could arrive at what is Republican country today, but also because we could incorporate in his time in Europe and aspire to, now, at the right time of federalism that respects the unique needs of each part of the nation as the "unity and cohesion" highlighted by the Head of State. The little Italian pre-unification as they would have never been able to continue to exist disunited in the face to the world that the nineteenth century, took a hyperbolic change in speed?
The idea that in this anniversary, there is "nothing to celebrate" is a typical expression of the traditional tendency toward all'autodenigrazione of the Italians and not worthy of a people who, in memory of the milestones in its history, must find the inspiration for sentirsi tale ed affrontare compatto anche le sempre meno facili sfide dei tempi odierni.
Su come poi questa benedetta Unità d'Italia si sia praticamente realizzata, sul perchè sia alla fine prevalso un modello di stato centralista anzichè uno federale, certo più adatto ad un Paese con storia e tradizioni diverse da luogo a luogo come il nostro, sulla scarsa partecipazione di popolo alle lotte risorgimentali e sull'impatto spesso traumatico dell'unificazione su intere popolazioni, fino alle stragi inaudite perpetrate dal nuovo ordine costituito nel nome della cosiddetta "repressione del brigantaggio", la discussione può, anzi deve, essere aperta: no ad una pura e semplice celebrazione retorica e acritica di un mito, stile testi scolastici accompagnanti generazioni e generazioni di nostri scolari, si a festeggiamenti arricchiti da opportuni approfondimenti su aspetti magari poco conosciuti di quella fase cruciale della nostra storia recente, sulle occasioni mancate per pervenire a risoluzioni della questione dell'unità e dell'indipendenza italiane che si sarebbero forse rivelate migliori di quelle poi effettivamente adottate.
Così si potrebbe scoprire, ad esempio, che l'idea di un'Italia federale anzichè centralista, oltre che animare, come noto, patrioti-pensatori di grande cervello, ma con scarso potere pratico, quali Cattaneo o Gioberti, non dispiaceva neppure allo stesso conte di Cavour, comunemente dipinto, esaltando o deprecando ciò a seconda delle proprie opinioni, come il paladino dell'Unità dItalia intesa come conquista dell'intero Paese da parte delle armi sabaude. Invece, come risulta dall'esame degli accordi presi da lui e da Napoleone III a Plombières, pocoo prima dello scoppio della Seconda Guerra d'Indipendenza, al premier piemontese sarebbe bastata l'estensione del dominio diretto dei Savoia, a spese dell'Austria, alla sola Italia settentrionale (la "Padania", guarda caso!), mentre, per il centro Italia, ci si accordava per la creazione di un regno da affidare probabilmente ad un parente dell'imperatore francese e, riguardo al sud, per il mantenimento al potere dei Borboni, se solo questi avessero riconcesso la costituzione e aderito al progetto Italian federation of the three kingdoms under the honorary presidency of the pope, who would then also been compensated for the loss of certain parts of the Papal delo planned allocation to the Two Sicilies.
How very different way then things took place is known: contacted by an emissary of Cavour shortly before the expedition of the Thousand, the bigottissimo King Francis II of Naples refused that solution is not to undermine the papal territories, Garibaldi led lightning out his most famous Cavour and Piedmont was forced to intervene to avoid losing control of the situation, then plebiscite annexing the southern Italian regions. Even
nella primavera del 1861, tuttavia, cioè ormai immediatamente a ridosso dell'unificazione, poteva dirsi del tutto accantonata ogni aspirazione ad uno stato maggiormente basato sulle autonomie locali: il ministro degli Interni Minghetti presentò infatti, allora, un progetto di legge circa un ampio decentramento ai comuni che solo le sopraggiunte notizie delle prime rivolte scoppiate nel meridione, ed il timore che di troppa autonomia potessero approfittare i notabili borbonici per riprendersi il potere, gli indussero a ritirare, aprendo così le porte all'affermazione di un sistema più rigidamente centralistico.
Il centocinquantenario dell'Unità nazionale, da celebrarsi senza disconoscere stupidamente la fondamentalità di una tappa comunque inevitabile del nostro cammino, ma pure senza sottrarsi, nascondendosi dietro a comode retoriche preconfezionate, ad una severa riflessione sulle luci e sulle ombre del lungo processo storico che ad essa condusse, sulle cose che si sarebbero potute fare e non si fecero, o che si sarebbero potute evitare e non si evitarono, può essere davvero l'occasione per rinsaldarci come popolo e ricavare così l'energia per affrontare, oggi, quelle riforme e quei progressi che completerebbero l'opera dei nostri padri.
Tommaso Pellegrino
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